Emozioni piacevoli e spiacevoli fanno
entrambe parte della vita, che ci piaccia o no, è da qui che parte la mia
riflessione.
Poco tempo fa mi è capitato di partecipare ad un funerale che si
svolgeva nella cappella di un ospedale. La cappella si trovava all’interno
della camera mortuaria e per accedervi bisognava passare attraverso un breve corridoio
e davanti a piccole stanze in ognuna delle quali c’era una salma in una bara
tra persone addolorate, smarrite e singhiozzanti. Un medico fumava una
sigaretta all’ingresso, nell’indifferenza tipica dell’abitudine. Entrando, ti
assaliva l’odore intenso delle corone di fiori appoggiate al muro del piccolo
corridoio e costringendo chi entrava nella cappella a fare lo slalom tra gli
omaggi floreali ed i congiunti addolorati. Pioveva, come nella migliore
tradizione, e faceva freddo. La mia sensazione è stata di sbattere contro un
muro energetico fatto di disperazione, dolore, lacrime, sgomento. Non era la prima volta che entravo in una
camera mortuaria, forse era la prima in cui non ero coinvolta in prima persona
e quindi in grado di fare delle riflessioni più oggettive. L’impressione di
mancanza di umanità e rispetto mi ha invaso, mancava spazio per stare insieme,
non c’era una sedia, erano tutti in piedi o appoggiati al muro.
Per lutto si intende l’avere a
che a fare, oltre che con la morte, con
la fine di qualcosa a cui si teneva, quindi con il termine di una relazione,
l’addio ad una persona cara, la fine di qualcosa. Come le altre, anche il lutto propriamente
detto, inteso come morte di qualcuno, è un’esperienza che tutti, prima o poi,
ci troviamo ad affrontare. Il solo fatto di essere nati, ci pone davanti
all’esperienza della fine, nostra e delle persone che amiamo. Nascita e morte, infatti, sono le due facce
di una stessa medaglia e sono le uniche due esperienze che non possiamo
evitare. Il potere che abbiamo, è tutto nel “come”, possiamo scegliere il modo
in cui vogliamo vivere e anche, in alcuni casi, quello in cui vogliamo morire.
In un certo senso, possiamo scegliere anche “se” vogliamo vivere o morire. Il lutto ci pone davanti alla paura della
nostra fine, oltre a provocare un dolore immenso per la perdita della persona
cara che non c’è più. Spesso ci si trova davanti a sensi di colpa,ci si chiede
se potevamo fare qualcosa per evitare l’accaduto, si prova rabbia,
disperazione, ci si sente spaesati, intontiti, sovrastati da un evento che ci
sembra irreale. Nel contempo, ci viene chiesto di essere presenti, di scegliere
il vestito da far indossare al defunto, la bara, il rivestimento, la chiesa per
il funerale, documenti da compilare e firmare, trovare un posto al cimitero,
avvisare altri parenti e amici. In pochissimi giorni, si passa attraverso un
turbinio di emozioni e di esperienze che ci mettono a durissima prova. Avere a
che fare con il dolore, nostro o degli altri, è sempre difficoltoso, c’è chi si
sente in dovere di fare qualcosa per aiutare, chi non riesce a stare e si
allontana, anche fisicamente, chi si lascia prendere dall’emozione, ognuno ha
il suo modo di interagire con questo evento normale ed anomalo al tempo stesso.
Nella società odierna, poi, il tempo è tiranno e viene richiesto a tutti di
riprendersi in fretta, di stare bene, di “essere forti” e di tornare il prima
possibile alla vita di prima. Credo sia fondamentale, invece, prendersi il
proprio tempo di dolore, non per crogiolarsi nella disperazione ma per
rispettare i propri tempi di ripresa.
Elizabeth Kubler Ross riconosce 5 fasi in cui si realizza il processo
di separazione/morte:
1 Rifiuto/Isolamento
2 Collera
3 Venire a patti
4 Depressione
5 Accettazione
Si può allargare la validità della teoria sulla morte di E. Kubler
Ross anche alle separazioni, ad eventi della vita che prevedono un cambiamento
importante (per es. un trasloco può essere considerato, con le dovute
proporzioni, simile ad un lutto, una separazione dalla propria casa per
un’altra che ancora non sentiamo nostra). Anche questi eventi in terapia
vengono trattati considerando le fasi della Kubler Ross, oltre a non
sottovalutare l’importanza di ascolto e vicinanza che permettono l’espressione
dei sentimenti e l’elaborazione del lutto.
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