Informazioni personali

Roma, Italy
Psicologa, Psiconcologa, Psicoterapeuta della Gestalt. Integro la Gestalt con un approccio sistemico basato sul metodo delle Costellazioni Familiari di B.Hellinger. Come psicoterapeuta e come persona che si relaziona con altre persone, riconosco l’importanza di una comunicazione efficace e consapevole nel contribuire al benessere individuale e della comunità, per cui, nel mio lavoro, incentivo l’attenzione della persona al proprio linguaggio verbale e non verbale. Promuovo l’uso dell’umorismo: ritengo sia fondamentale nell’accrescere l’abilità di far fronte alle situazioni che ci accadono. La definizione di umorismo è: “disposizione dell'animo portata a cogliere gli aspetti divertenti o grotteschi della realtà e a sorriderne con ironica comprensione”. Si tratta, quindi, della capacità di sdrammatizzare situazioni che ci sembrano insormontabili. Questo atteggiamento, pur non risolvendo in sé la situazione di difficoltà, ci permette di viverla in maniera più funzionale e, in alcuni casi, può permetterci di cambiare punto di vista facilitando la nostra capacità di trovare una soluzione buona per noi.

venerdì 27 febbraio 2015

Riflessioni sul lutto



Emozioni piacevoli e spiacevoli fanno entrambe parte della vita, che ci piaccia o no, è da qui che parte la mia riflessione.
Poco tempo fa mi è capitato di partecipare ad un funerale che si svolgeva nella cappella di un ospedale. La cappella si trovava all’interno della camera mortuaria e per accedervi bisognava passare attraverso un breve corridoio e davanti a piccole stanze in ognuna delle quali c’era una salma in una bara tra persone addolorate, smarrite e singhiozzanti. Un medico fumava una sigaretta all’ingresso, nell’indifferenza tipica dell’abitudine. Entrando, ti assaliva l’odore intenso delle corone di fiori appoggiate al muro del piccolo corridoio e costringendo chi entrava nella cappella a fare lo slalom tra gli omaggi floreali ed i congiunti addolorati. Pioveva, come nella migliore tradizione, e faceva freddo. La mia sensazione è stata di sbattere contro un muro energetico fatto di disperazione, dolore, lacrime, sgomento.  Non era la prima volta che entravo in una camera mortuaria, forse era la prima in cui non ero coinvolta in prima persona e quindi in grado di fare delle riflessioni più oggettive. L’impressione di mancanza di umanità e rispetto mi ha invaso, mancava spazio per stare insieme, non c’era una sedia, erano tutti in piedi o appoggiati al muro.
 Per lutto si intende l’avere a che a fare, oltre che con la morte,  con la fine di qualcosa a cui si teneva, quindi con il termine di una relazione, l’addio ad una persona cara, la fine di qualcosa.  Come le altre, anche il lutto propriamente detto, inteso come morte di qualcuno, è un’esperienza che tutti, prima o poi, ci troviamo ad affrontare. Il solo fatto di essere nati, ci pone davanti all’esperienza della fine, nostra e delle persone che amiamo.  Nascita e morte, infatti, sono le due facce di una stessa medaglia e sono le uniche due esperienze che non possiamo evitare. Il potere che abbiamo, è tutto nel “come”, possiamo scegliere il modo in cui vogliamo vivere e anche, in alcuni casi, quello in cui vogliamo morire. In un certo senso, possiamo scegliere anche “se” vogliamo vivere o morire.  Il lutto ci pone davanti alla paura della nostra fine, oltre a provocare un dolore immenso per la perdita della persona cara che non c’è più. Spesso ci si trova davanti a sensi di colpa,ci si chiede se potevamo fare qualcosa per evitare l’accaduto, si prova rabbia, disperazione, ci si sente spaesati, intontiti, sovrastati da un evento che ci sembra irreale. Nel contempo, ci viene chiesto di essere presenti, di scegliere il vestito da far indossare al defunto, la bara, il rivestimento, la chiesa per il funerale, documenti da compilare e firmare, trovare un posto al cimitero, avvisare altri parenti e amici. In pochissimi giorni, si passa attraverso un turbinio di emozioni e di esperienze che ci mettono a durissima prova. Avere a che fare con il dolore, nostro o degli altri, è sempre difficoltoso, c’è chi si sente in dovere di fare qualcosa per aiutare, chi non riesce a stare e si allontana, anche fisicamente, chi si lascia prendere dall’emozione, ognuno ha il suo modo di interagire con questo evento normale ed anomalo al tempo stesso. Nella società odierna, poi, il tempo è tiranno e viene richiesto a tutti di riprendersi in fretta, di stare bene, di “essere forti” e di tornare il prima possibile alla vita di prima. Credo sia fondamentale, invece, prendersi il proprio tempo di dolore, non per crogiolarsi nella disperazione ma per rispettare i propri tempi di ripresa.
Elizabeth Kubler Ross riconosce 5 fasi in cui si realizza il processo di separazione/morte:
1 Rifiuto/Isolamento
2 Collera
3 Venire a patti
4 Depressione
5 Accettazione
Si può allargare la validità della teoria sulla morte di E. Kubler Ross anche alle separazioni, ad eventi della vita che prevedono un cambiamento importante (per es. un trasloco può essere considerato, con le dovute proporzioni, simile ad un lutto, una separazione dalla propria casa per un’altra che ancora non sentiamo nostra). Anche questi eventi in terapia vengono trattati considerando le fasi della Kubler Ross, oltre a non sottovalutare l’importanza di ascolto e vicinanza che permettono l’espressione dei sentimenti e l’elaborazione del lutto.

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